· Città del Vaticano ·

Cari bambini, la povertà non è una punizione

 Cari bambini, la povertà non è una  punizione  ODS-021
04 maggio 2024

Ciao, bambini/e e ragazzi/e! Hello! Hola. Non so da dove veniate esattamente. Perciò, nel dubbio, cerco di salutarvi anche in qualche altra lingua, per quanto mi è possibile.

Non so, sicuramente alcuni/e di voi saranno di famiglia ricca; altri/e ne avranno una povera.

Non importa: quello di cui voglio parlarvi questo mese lo rivolgo a tutti/e proprio perché riguarda tutti/e. E fra poco capirete meglio perché insisto su questo concetto.

Forse, a voi ricchi avranno spiegato che lo siete perché belli, bravi, buoni; insomma, lo avete meritato come premio.

Anzi, significa che un giorno avrete anche il premio più ambito: il Paradiso!

Viceversa, a voi poveri possono aver raccontato che siete così perché siete brutti, sporchi e cattivi.

In parole povere: anche voi ve lo siete meritato, ma per punizione.

Vi sta bene: così imparate!

Se le cose dovessero davvero stare così, allora sarà bene che vi racconti quello che succede a me.

Ebbene, incontro continuamente persone che una volta erano belle, brave e buone (sì, proprio come voi ricchi), ma un giorno si sono ritrovati brutti (magari lo sono veramente, ma non c’entra niente con la povertà), sporche (che può essere una conseguenza della povertà) e cattive (perché a volte è difficile mantenersi “buoni” con la rabbia che si prova per tutte le disgrazie capitate nella vita).

Capite? Ci vuole poco per cambiare, quindi può succedere a tutti, come vi dicevo all’inizio.

Sicuramente anche voi conoscete persone così, magari senza sapere le loro storie. Basta guardarsi attorno mentre si passeggia: ce ne sono tante nelle vie delle città.

Ora sapete chi sono e perché sono lì. Anche se i motivi possono essere diversissimi.

Uguale, invece, è ciò che si dovrebbe fare per affrontare il problema e cambiare le cose.

1) Rimboccarsi le maniche e darsi da fare, perché non è una cosa facile, né veloce. In effetti, pensate che a rompere un vaso buttandolo in terra ci vuole un attimo; a riaggiustarlo, raccogliendo tutti i cocci e provando a far combaciare tutti i pezzi e a incollarli con il mastice, ci vuole tempo e pazienza.

2) Lasciar perdere orgoglio, vergogna, superbia, presunzione, ecc. e chiedere aiuto a chi può e vuole darlo. Perché, ricordate che nessuno si salva da solo.

Una cosa interessante da fare sarebbe leggere tutto il Vangelo e contare quante volte Gesù dice a qualcuno che ha appena miracolato: «La tua fede ti ha salvato!».

Eppure Lui è Dio, gli basterebbe schioccare le dita e il miracolo sarebbe bell’e fatto, in quattro e quattr’otto.

Invece no! Perché bisogna essere in due: anche chi ha bisogno di aiuto deve dare il suo contributo.

Forse, adesso qualcuno di voi si preoccuperà perché pensa che queste cose possono succedere anche a lui o a lei.

Ma non ve ne ho parlato per spaventarvi, non fasciatevi la testa prima di rompervela: l’ho fatto solo per spiegarvi come funzionano.

Una famosissima rock-band inglese di cui sicuramente avrete almeno sentito parlare da quelli più grandi di voi — i Rolling Stones — cantavano in una delle loro canzoni meno note — No expectations —: «Once I was a rich man/now I am so poor/I got no expectations to pass through here again» («Una volta ero ricco/ora sono così povero/non ho nessuna prospettiva di ripassare di qui»).

Sono solo le parole di una canzone, tanto per cantare; per il resto sappiate che non è vero, non è così che funziona!

di Fabrizio Salvati